Articolo  
07 Agosto 2024


Riflessioni su carcere e città a partire dal film Ariaferma


Roberto Bartoli

* Il contributo riproduce il testo scritto della relazione svolta dall'Autore al Convegno "Narrazioni degli spazi urbani: attori, luoghi, rappresentazioni. Una prospettiva di Law and Humanities", tenutosi a Napoli nei giorni 28 e 29 settembre scorsi, testo già pubblicato sulla Rivista ISLL – Papers,  The Online Collection of the Italian Society for Law and Literature. Si ringraziano C. Faralli e M.P. Mittica per aver autorizzato la pubblicazione anche in questa Rivista.

 

Abstract. Se la città è relazione, sia in termini di spazio che umani, il carcere nella città non solo è un luogo che non ha alcuna relazione con la città, ma al suo interno le relazioni tra le persone sono destinate a dissolversi: insomma, la “logica” di separazione e segregazione del carcere si può considerare la negazione della “logica” di relazione della città. Nel film Ariaferma si muove da questa consapevolezza del carcere come il contrario della città, per mettere in scena poi sul finale della storia un ribaltamento: fuori dalle celle, nello spazio circolare antistante, attorno a un tavolo improvvisato, si crea un inaspettato momento conviviale dove agenti e detenuti mangiano assieme, come se stessero cenando in una piazza di una qualsiasi città. Due le riflessioni giuridiche principali da compiere. Punire in una società non significa necessariamente incarcerare: mentre il carcere deve diventare extrema ratio, applicabile alla criminalità violenta e grave (soprattutto organizzata), per la criminalità medio-bassa si devono pensare “pene in libertà”, capaci di affliggere, ma senza segregare, senza rompere i plurimi legami sociali che costituiscono una persona, e ciò al fine di non mortificarla, ma di renderla pienamente attiva e quindi responsabile. Inoltre, all’interno dello stesso carcere si possono creare dinamiche più aperte e umane, tendere cioè a un “carcere come città”: certo, si pongono problemi di sicurezza, ma questi problemi, in realtà, sono spesso più gli effetti della cattività che la causa e quindi più si ha il coraggio di ridurre la cattività, minori saranno i problemi di sicurezza. Piuttosto, per realizzare carceri come città si dovrebbero abbattere tutte le carceri presenti in Italia per costruirne di nuove. Senz’altro utopia, per chi fa del carcere uno strumento non solo di controllo sociale, ma anche di consenso politico; con altrettanta certezza una sfida, per chi fa del costituzionalismo orientato alla persona il faro del proprio pensare e operare.

SOMMARIO: 1. Una breve premessa: ancora sui rapporti tra Arte e Giustizia. – 2. La città. – 3. Il carcere. – 4. Carcere e città. – 5. La “logica” del carcere nel film Ariaferma. – 6. La “logica” del carcere in scena. – 7. Considerazioni conclusive.