Abstract. Il lavoro mira a ripercorrere le diverse tappe che hanno portato all’istituzione della Procura europea (EPPO), già operante in 22 Paesi UE. Al riguardo, vengono sinteticamente delineati i tre successivi modelli di EPPO rinvenibili rispettivamente nel Corpus Juris del 1997, nella proposta di regolamento del 2013 e nel regolamento del 2017. Del modello infine adottato sono sottolineati il rischio di carente efficienza e la sua inadeguatezza in relazione al principio di legalità-prevedibilità. Infine, viene evidenziato l’attitudine dell’EPPO a innescare riforme processuali capaci di ravvicinare i relativi sistemi nazionali e viene sottolineata l’esigenza di una progressiva evoluzione di questo nuovo organo, in particolare rafforzandone la dimensione “europea”.
SOMMARIO: 1. Premessa. – 2. Il problema della repressione delle frodi comunitarie. La soluzione prevista dal Corpus Juris e l’inserimento della Procura europea nel Progetto di Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa. – 3. Le resistenze degli Stati UE nei confronti di una Procura europea a carattere fortemente centralizzato e le modifiche dalla proposta di regolamento del 2013. – 4. L’assetto conferito all’EPPO dal regolamento del 2017. – 5. I verosimili deficit di efficienza insiti nell’attuale configurazione dell’EPPO. – 6. Le criticità della Procura europea in relazione al principio di legalità. – 7. Le prospettive di evoluzione della Procura europea. – 8. La tendenza dell’EPPO a favorire il ravvicinamento delle procedure penali nazionali. – 9. Una banale riflessione e un auspicio a mo’ di conclusione.
* Il contributo è stato sottoposto in forma anonima, con esito favorevole, alla valutazione di un revisore esperto.