Il contributo è pubblicato sul numero 3/2020 di Diritto penale contemporaneo – Rivista trimestrale. Per accedervi, clicca qui.
Abstract. Il lavoro esamina le garanzie sostanziali e procedurali che circondano la libertà personale dello straniero nell’ambito delle politiche di controllo dell’immigrazione irregolare, con particolare riguardo al problema delle detenzioni di fatto nelle zone di frontiera. In assenza di un rimedio generale di habeas corpus nell’ordinamento italiano, l’autrice si interroga sull’esistenza di strumenti efficaci di tutela avverso le misure coercitive extra ordinem, soffermandosi sulla più recente casistica relativa ai trattenimenti nei centri hotspot, nonché a bordo di navi militari e private nel quadro della “politica dei porti chiusi”. Il contributo esamina tanto le prassi delle autorità di frontiera quanto le più recenti novità normative in materia, adottando un taglio interdisciplinare che tiene conto dei rilevanti profili di diritto penale e amministrativo, nonché degli aspetti inerenti alla tutela sovranazionale dei diritti umani.
SOMMARIO: 1. Introduzione. – 2. La sentenza Khlaifia c. Italia e i trattenimenti negli hotspot. – 2.1. La sentenza Khlaifia. – 2.2. L’esecuzione della sentenza Khlaifia: dal c.d. Decreto Minniti al c.d. Decreto Salvini. – 3. La privazione della libertà personale a bordo delle navi militari italiane nell’ambito della “politica dei porti chiusi”. – 4. La privazione della libertà personale a bordo delle navi delle Ong impegnate nelle attività di ricerca e soccorso in mare. – 4.1. La “politica dei porti chiusi” nei confronti delle Ong. – 4.2. Un caso emblematico. – 5. L’assenza di rimedi interni e il ricorso per la violazione dell’art. 5 Cedu. – 6. Considerazioni sulla configurabilità del delitto di sequestro di persona per le detenzioni arbitrarie alle frontiere e sul rapporto tra procedimento penale e ricorso alla Corte edu. – 7. Conclusioni.