Abstract. La risposta legislativa alla crisi sanitaria da virus SARS-CoV-2 ha ingenerato tanto un fenomeno di espansione degli spazi presidiati dal diritto penale, quanto una parallela e opposta esigenza di contrazione della responsabilità, veicolata in particolare dalle categorie più esposte al rischio sanitario ed epidemiologico. Proprio in questo senso nel dibattito parlamentare sono state discusse molte proposte di “norme-scudo” volte a contenere quel “rischio-responsabilità” che viene percepito come particolarmente acuito dalle attuali contingenze storiche. Con il presente contributo si intendono analizzare tali proposte, cercando di evidenziarne i profili comuni tanto sul piano genetico quanto su quello regolatorio e sviluppando alcune riflessioni in merito al rapporto tra attori “professionali” e “istituzionali”, stimolate proprio dalle vicende legate ai tanti discussi “scudi penali”.
SOMMARIO. 1. Premessa. – 2. Lo “scudo” per i datori di lavoro: l’art. 29-bis del d.l. 8 aprile 2020, n. 23 (conv. in l. 5 giugno 2020, n. 40). – 2.1. Proposte di “scudo” per i dirigenti scolastici: gli emendamenti al d.l. 16 luglio 2020 n. 76 e al d.l. 14 agosto 2020, n. 104. – 3. Proposte di “scudo” per il personale sanitario: gli emendamenti al d.l. 17 marzo 2020, n. 18 e al d.l. 19 maggio 2020, n. 34. – 4. “Crediamo d’intenderci; non c’intendiamo mai”: esigenze e modelli di contenimento della responsabilità nel dialogo tra categorie professionali e operatori istituzionali. – 4.1. Genesi delle “norme-scudo”: categorie professionali versus formante giurisprudenziale. – 4.2. Formulazione delle “norme-scudo”: categorie professionali versus istituzioni governative. – 4.3. Opportunità delle “norme-scudo”: operatori economici e istituzionali versus comunità scientifica. – 5. Conclusioni.
* Il contributo è stato sottoposto in forma anonima, con esito favorevole, alla valutazione di un revisore esperto.