Il dovere di coltivare la memoria della storia della magistratura italiana, quale fondata sulle regole di fondo del nostro sistema costituzionale, è diventato ancora più urgente in considerazione dei vari progetti di riforma, anche costituzionale, che la riguardano.
Progetti che paiono rappresentare un attacco diretto alla magistratura nel suo complesso, per come la conosciamo e per come ha operato negli anni difficilissimi successivi alla caduta del regime fascista, e sino all’epoca recente.
Ma molto più grave rispetto all’attacco alla magistratura, l’impatto sulla funzione costituzionale della magistratura: la tutela dei diritti delle persone, di tutte le persone, e rispetto al magistrato P.M. il ruolo di primo e fondamentale garante dei diritti dell’indagato.
Tutto più o meno insieme, abbastanza appassionatamente: test per le valutazioni di equilibrio psichico dei magistrati sul presupposto evidente che poco ne abbiano oggi e poco ne abbiano avuto nel passato; separazione delle carriere tra magistrati giudici e magistrati pubblici ministeri; due Consigli Superiori ed estrazione a sorte come criterio costituzionale di selezione dei magistrati che ne dovranno fare parte; estrazione a sorte dei magistrati che dovranno fare parte del giudice speciale disciplinare per i soli magistrati ordinari (Alta Corte).
Estrazione a sorte in Costituzione, la nostra Costituzione: viene quindi da dire che per i nuovi Costituenti della nuova giustizia l’estrazione a sorte dei magistrati che dovranno comporre i due Consigli Superiori e l’Alta Corte è quindi un valore costituzionale, tanto da non consentire riforme con l’ordinario sistema legislativo.
La sorte deve prevalere.
Altrettanto grave l’abrogazione secca dell’abuso d’ufficio, con l’effetto di ridimensionamento vistoso della tutela dei diritti delle persone vittime degli abusi dei pubblici poteri: vittime di gravi abusi intenzionali, di prevaricazione e di ingiusto vantaggio patrimoniale a favore di altri (secondo la già tassativa formulazione dell’attuale art. 323 c.p.).
Questi non sono diritti da tutelare, questa non è materia per i magistrati: i magistrati si occupino d’altro e non delle gravi patologie dell’amministrazione pubblica.
Anche per questo è importante, sempre di più, ricordare lo straordinario impegno della nostra magistratura, ed i risultati ottenuti, sempre secondo le regole del sistema costituzionale, e grazie ad esse.
Una delle pagine più significative di questo impegno si è sviluppata nel terreno del contrasto ai fatti di terrorismo, di destra e di sinistra, stragista e selettivo (gli anni “di piombo e del tritolo”), in un lunghissimo lasso temporale che va dalla fine degli anni sessanta sino alla fine degli anni 80, impegno poi rinnovato nel contrasto al terrorismo internazionale che ancora ci occupa.
Impegno straordinario, quando parti importanti dello Stato giocavano contro, pesantemente ed efficacemente, e pagato a caro prezzo.
È per questo che hanno grande importanza tutte le occasioni di valorizzazione della memoria dei magistrati, del loro impegno, delle storie individuali e degli insegnamenti che ci hanno lasciato, della storia collettiva della magistratura.
Tra queste iniziative di particolare rilievo la scelta della Scuola della Magistratura di svolgere ogni anno un corso di formazione per i magistrati sul terrorismo, e di svolgerlo nella città di Milano presso l’Università Statale.
Sia la città di Milano che l’Università Statale di Milano hanno un significato profondo nella storia del terrorismo, del contrasto e dei magistrati caduti nello svolgimento del loro ruolo.
Milano è notoriamente una delle città più colpite, a partire dalla strage di piazza Fontana, e l’omicidio del Giudice Guido Galli è avvenuto - il 19 marzo 1980 - all’interno dell’Università Statale, davanti all’aula 309, dove insegnava Criminologia.
Quanto ne sanno i più giovani di queste storie, di questa Storia, anche tra i magistrati?
E tra i novelli Costituenti del sistema giustizia?
Forse è meglio non chiederselo.
Nel suo ultimo libro sulle stragi[1], Benedetta Tobagi ricorda che secondo un’indagine compiuta a Milano nel 2006 - l’ultima disponibile - gli studenti delle scuole superiori ritenevano, in larga maggioranza, che le stragi fossero state compiute dalle Brigate Rosse[2], tanto da intitolare il secondo capitolo del suo prezioso volume “Piazza Fontana l’hanno fatta le Brigate Rosse”.
Ho già raccontato in altre occasioni come l’assenza di memoria sia un vizio grave che riguarda anche la magistratura[3], tanto che in una occasione di ricordo di Guido Galli in una chat di magistrati una collega magistrata svolse considerazioni sul possibile nesso causale tra lo stress da fascicoli e la morte del Giudice.
Ebbene se il dovere di coltivare la memoria è sempre più urgente, credo assuma un valore particolare il documento qui allegato, e cioè il testo della breve relazione presentata da Carla Galli durante il corso della S.S.M. del 2024 sul terrorismo dedicato a Guido Galli ed Emilio Alessandrini (5 Giugno 2024).
Come è noto a molti, ma lo ricordo qui, Carla Galli è una delle due figlie del Giudice Guido Galli, è magistrata ed ha scelto di fare giurisprudenza e di fare il magistrato dopo l’omicidio del padre.
Ebbene in questo documento Carla Galli ricorda il valore dell’impegno dei magistrati uccisi, e della magistratura nel suo complesso, per onorare il giuramento di fedeltà alla Costituzione e per difenderla nel pieno rispetto dei suoi valori di fondo.
Ci ricorda ancora Carla Galli che per i magistrati, per la magistratura tutta, il valore della memoria delle vittime del terrorismo deve essere “motivo di orgoglio”, ed “abbiamo bisogno di una iniezione di orgoglio”: oggi e nel prossimo futuro ancora di più che nel passato.
(Maurizio Romanelli)
[1] Le stragi sono tutte un mistero, Editori Laterza, 2024.
[2] P. 24 ss del testo: il 41,7% degli intervistati attribuiva le stragi alle Brigate Rosse, ed il 20% all’estrema destra.
[3] Il valore della memoria. Riflessione a margine di un corso della S.S.M. sul terrorismo dedicato a Guido Galli, in questa rivista, 8.9.2021.
Per chi fosse interessato al tema si veda anche L’eredità di Emilio Alessandrini nel contrasto al terrorismo, sempre in questa Rivista, 29 febbraio 2024.