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Il libro Le regioni alla prova della pandemia da covid-19, a cura di Gherardo Carullo e Paolo Provenzano, disponibile online ad accesso libero, ha come obiettivo quello di analizzare le misure adottate dalle regioni e dalle province autonome di Trento e Bolzano per fronteggiare la pandemia causata dal virus Covid-19 dall’inizio della crisi sanitaria sino a fine settembre 2020.
Il libro si articola in due volumi: nel primo gli Autori ricostruiscono il quadro normativo di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia e Marche, mentre nel secondo gli Autori si occupano delle restanti regioni e province autonome, Molise, Piemonte, province autonome di Trento e di Bolzano, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta, e Veneto. Nel capitolo conclusivo (pp. 387 e ss.) viene proposto un quadro di sintesi del rapporto fra i provvedimenti regionali e il quadro delle fonti nazionali nelle fasi 1, 2 e 3 dell’emergenza ancora in corso.
Lo studio è stato condotto in modo omogeneo da tutti gli autori, che hanno avuto come obiettivi in primo luogo di analizzare i provvedimenti regionali seguendone l’evoluzione in senso diacronico, e in secondo luogo di ricostruire l’assai articolato rapporto fra le fonti governative e quelle degli enti territoriali (per alcune regioni anche i provvedimenti adottati dagli enti locali nelle materie di loro competenza). L’operazione è complessa non solo per l’eterogeneità delle fonti, ma anche per la difficile determinazione della loro portata temporale, dato che molte di esse sono efficaci solo nelle more dell’adozione di un atto nazionale.
Anche in ragione di questa complessità, non mancano poi all’interno del testo riflessioni più approfondite su alcune delle questioni dogmatiche. Esse attengono tanto alla normativa regionale in sé considerata tanto al rapporto di questa con le disposizioni nazionali. Il quadro è poi completato dall’analisi dei primi arresti giurisprudenziali, laddove i giudici siano stati chiamati a pronunciarsi sulla legittimità dei provvedimenti adottati dalle regioni (essendo questi suscettibili di impugnazione alla stregua di tutti gli altri atti amministrativi). In questo senso, i profili che sono stati già oggetto di attenzione da parte dell’autorità giudiziaria riguardano sia misure più restrittive di quelle vigenti sul territorio nazionale (si veda in questo senso il decreto del Consiglio di Stato, sezione III, del 30 marzo 2020 n. 1553, p. 132 vol. I, o il decreto presidenziale del Tar Sardegna del 17 settembre 2020 n. 344, p. 573 vol. II) sia misure più permissive (ad esempio la sentenza del Tar Calabria, sez. I, del 9 maggio 2020 n. 841).
Dal volume emerge come, nella prima fase dell’emergenza, le misure regionali abbiano riguardato principalmente la tutela della salute al fine di limitare il più possibile la diffusione del virus, così tralasciando, almeno in un primo momento, l’aspetto economico e sociale, solo in seguito considerato dal Legislatore. Pertanto, a partire dalla c.d. fase 2, il coordinamento tra Stato e Regioni ha riguardato anche atti normativi diretti a garantire una ripresa graduale delle attività economiche, nonché aiuti a sostegno di famiglie colpite dalla crisi economica in corso. Dal 18 maggio in poi, le Regioni hanno adottato ordinanze a contenuto differenziato rispetto alla normativa nazionale, in virtù del potere, espressamente riconosciuto dal decreto legge 16 maggio 2020, n. 33, di emanare provvedimenti anche più permissivi.
Il volume consente di osservare come l’emanazione di disposizioni differenziate tra le Regioni abbia consentito e possa tutt’ora consentire strategie di ripresa maggiormente bilanciate e dosate nei rischi e nei benefici, perché basate sui dati del contagio da Covid-19 a scala locale, e non più nazionale; il testo, però, consente anche di cogliere come la frammentarietà dei provvedimenti adottati, che a volte si differenziano per minimi aspetti dalla normativa nazionale, rischi di ingenerare confusione nei cittadini destinatari dei provvedimenti.