Segnaliamo - e pubblichiamo in allegato - il report pubblicato il 24 marzo 2023 dal Comitato anti-tortura del Consiglio d'Europa (CPT) stilato a seguito della periodica visita in Italia (tenutasi dal 28 marzo al 8 aprile 2022), insieme alle risposte date dalle autorità italiane.
Durante la visita la delegazione del CPT ha preso in esame le condizioni di detenzione delle persone detenute in quattro istituti penitenziari (le case circondariali di: Monza, Milano San Vittore, Torino Lorusso e Cutugno, e Roma Regina Coeli); il trattamento dei pazienti ricoverati nei reparti psichiatrici di quattro ospedali civili (Servizi psichiatrici di diagnosi e cura o SPDC) e di persone anziane residenti in residenze sanitarie assistenziali (RSA); il trattamento delle persone private della libertà da parte delle forze dell’ordine.
Il report è consultabile in lingua inglese, riportiamo di seguito l'executive summary del report, redatto in italiano.
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"Nel corso della visita condotta in Italia nel periodo marzo/aprile 2022, la delegazione del CPT ha esaminato il trattamento e le condizioni di detenzione delle persone detenute in quattro istituti penitenziari. Particolare attenzione è stata rivolta alle persone soggette a regimi restrittivi, all’impatto del sovraffollamento carcerario e alle restrizioni imposte nel contesto della pandemia da Covid-19, alla situazione delle donne detenute e al trattamento delle persone affette da disturbi mentali.
La delegazione ha esaminato inoltre il trattamento dei pazienti ricoverati nei reparti psichiatrici di quattro ospedali civili (Servizi psichiatrici di diagnosi e cura o SPDC) e di persone anziane non autonome residenti in due case di cura (Residenze sanitarie assistenziali o RSA). Particolare attenzione è stata rivolta all’utilizzo di mezzi di contenzione e all’isolamento dei pazienti/residenti di tali strutture. La delegazione ha inoltre esaminato il trattamento delle persone private della libertà da parte delle forze dell’ordine.
La cooperazione dimostrata durante la visita, sia dalle autorità nazionali che dal personale di tutte le strutture oggetto di visita, è stata considerata eccellente.
Forze dell’ordine
La vasta maggioranza delle persone incontrate dalla delegazione, che erano state da poco private della libertà dagli agenti di diverse forze dell’ordine (ovvero, Polizia di Stato, Polizia municipale e Carabinieri), ha indicato di essere stata trattata correttamente. Tuttavia, la delegazione ha ricevuto una serie di denunce di maltrattamento fisico (tra cui un uso eccessivo della forza) da parte di appartenenti alle agenzie preposte all’applicazione della legge e in particolare da parte di agenti della Polizia di Stato e dei Carabinieri. Le autorità italiane dovrebbero assicurare che gli agenti di polizia siano formati correttamente e dispongano degli strumenti adeguati per eseguire gli arresti e fermi senza utilizzare maggiore forza di quella strettamente necessaria. Inoltre, potrebbe essere considerata l’introduzione di videocamere indossabili da parte degli agenti delle forze dell’ordine.
Il CPT ribadisce l’importanza di assicurare che tutte le persone private della libertà possano beneficiare delle garanzie giuridiche fondamentali contro il maltrattamento: il diritto a informare un familiare o una terza parte del proprio arresto o fermo, il diritto di accesso a un avvocato, il diritto di accesso a un medico e il diritto a essere informato di tali diritti in una lingua che la persona comprende.
Le condizioni di detenzione nelle camere di sicurezza visitate erano generalmente accettabili per brevi periodi di permanenza. Ciononostante, occorrono delle misure per assicurare che le camere di sicurezza di queste strutture vengano pulite dopo ogni utilizzo e che le coperte vengano cambiate con regolarità. Inoltre, ogni camera di sicurezza dovrebbe avere un’illuminazione artificiale adeguata per la lettura e sarebbe preferibile che tutte disponessero di materassi lavabili.
Istituti penitenziari
Il sovraffollamento carcerario è una preoccupazione di lunga data per il CPT. Il Comitato ha notato che la dimensione complessiva della popolazione carceraria italiana è diminuita in modo significativo a seguito della situazione senza precedenti causata dalla pandemia da Covid-19. Tuttavia, con il ritorno al normale funzionamento del sistema giudiziario, la popolazione carceraria ha iniziato ad aumentare di nuovo e, al momento della visita, ammontava effettivamente al 114% della capacità ufficiale di 50.863 posti. Il CPT ribadisce che affrontare il problema del sovraffollamento richiede una strategia coerente più ampia, che copra sia l’ammissione in carcere sia il rilascio, per assicurare che la detenzione sia veramente la misura di ultima istanza.
La delegazione del CPT ha ricevuto denunce di maltrattamento di detenuti da parte del personale di Polizia penitenziaria in ciascuno degli istituti visitati. Tuttavia, la vasta maggioranza delle persone incontrate nelle carceri visitate ha affermato che il personale di sorveglianza ha tenuto un comportamento corretto nei loro confronti. Dall’altro lato, nelle carceri visitate sono stati segnalati numerosi casi di violenza e intimidazioni tra i detenuti. Le autorità italiane devono istituire una strategia onnicomprensiva per prevenire la violenza e le intimidazioni tra i detenuti attraverso, inter alia, la promozione di un vero sistema di sicurezza dinamica (sorveglianza dinamica) da parte del personale penitenziario.
A tale scopo, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (DAP) dovrebbe prendere delle misure per sviluppare un vero approccio di sicurezza dinamica che possa integrare gli aspetti positivi del regime a celle aperte per i detenuti di media sicurezza, migliorando il controllo e la sicurezza nei reparti e rendendo il lavoro degli agenti di Polizia penitenziaria più appagante. Nell’ambito di tale approccio, gli appartenenti al personale di sorveglianza dovrebbero diventare operatori integrati nella fornitura di attività propositive concepite per preparare i detenuti al reinserimento nella comunità. Questa strategia richiederà inoltre la presenza continua di personale di custodia all’interno delle sezioni detentive e consentirà loro di adottare un approccio di carattere maggiormente preventivo nell’affrontare episodi d’ intimidazioni e violenza.
In relazione alle misure restrittive e ai regimi di isolamento, il CPT chiede una serie di interventi, tra cui: l’abolizione della misura di confinamento solitario imposto dal tribunale ai sensi dell’Articolo 72 del Codice penale, noto come isolamento diurno; il riesame della misura di segregazione secondo l’Articolo 32 del Regolamento di esecuzione dell’ Ordinamento penitenziario per assicurare che le decisioni riguardanti la collocazione e il rinnovo della misura siano pienamente motivate, che sia in atto un ricorso a un organismo indipendente e che sia offerto un programma di attività personalizzate; il riesame della gestione dei detenuti sottoposti al regime “41-bis”, in linea con le raccomandazioni di lunga data del CPT, che il Comitato ritiene potrebbe essere raggiunto attraverso l’adozione di una Circolare di modifica del regime in questione emessa dal DAP.
In tema di condizioni materiali, il CPT raccomanda di compiere sforzi maggiori in tutte le carceri visitate per assicurare che, inter alia, le celle contengano arredi e forniture adeguati, le finestre siano riparate, i radiatori funzionino, il problema della muffa pervasiva nelle docce comuni venga risolto e la fornitura di acqua calda sia migliorata. Inoltre, è necessario assicurare a tutte le persone detenute in carcere condizioni di vita minime che garantiscano la loro dignità; ogni persona dovrebbe ricevere una regolare fornitura di prodotti di pulizia e igiene personale come anche biancheria da letto pulita e un cuscino. Inoltre, la qualità della fornitura di cibo nelle carceri deve essere migliorata.
Sebbene l’offerta di attività fosse ancora in fase di sviluppo a seguito delle restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19, vi è una chiara necessità di investire ulteriori energie nei programmi offerti ai detenuti per garantire loro una giornata di attività strutturata.
L’erogazione dei servizi sanitari nelle carceri visitate era molto buona. Ciononostante, diverse raccomandazioni specifiche sono state formulate per migliorare la riservatezza delle visite mediche, la modalità in cui vengono eseguite le iniezioni di insulina nel carcere di Monza e la corretta registrazione delle lesioni corporali.
Analogamente, lo screening e il personale sanitario in ambito psichiatrico erano molto soddisfacenti. Tuttavia, le carceri non offrono un adeguato ambiente terapeutico e sistemare in carcere persone che richiedono un trattamento psichiatrico specialistico, come nel caso di pazienti delle REMS, non è appropriato. Inoltre, è importante fornire una formazione adeguata al personale penitenziario che opera in unità con persone affette da disturbi mentali, in particolare per quanto riguarda le competenze interpersonali. Più specificamente, nel carcere di Regina Coeli, il team integrato che si occupa di disturbi mentali e da uso di sostanze dovrebbe avere la possibilità di operare nelle condizioni di lavoro necessarie e, sia in questo carcere sia nel carcere Lorusso e Cutugno, le persone poste sotto osservazione per un disturbo mentale dovrebbero essere sistemate nell’unità di salute mentale sotto la diretta supervisione del personale sanitario. Inoltre, le persone considerate ad alto rischio di autolesione o suicidio dovrebbero essere sistemate in celle più sicure.
Quanto alle sezioni femminili nelle carceri San Vittore di Milano e Lorusso e Cutugno di Torino, il CPT formula diverse raccomandazioni volte a migliorare le relative condizioni materiali e, in particolar modo, offrire un programma strutturato di attività per le donne con disturbi mentali. Inoltre, il personale penitenziario dovrebbe essere formato sull’utilizzo di pratiche basate su un approccio informato al tipo di traumi in modo da poter sostenere e gestire le donne con disturbi mentali e altri traumi.
Più in generale, le autorità italiane dovrebbero adottare misure concrete per sviluppare un approccio specifico di genere nei confronti delle donne detenute.
Per quanto riguarda i detenuti transessuali, il CPT ha riscontrato l’assenza di una politica o linee guida chiare per la loro gestione e che le donne transessuali incontrate erano spesso sistemate in sezioni detentive in cui le loro esigenze specifiche non venivano soddisfatte. È necessario intervenire per affrontare queste importanti lacune.
Infine, l’equità delle procedure disciplinari dovrebbe essere migliorata e le persone appena ammesse dovrebbero avere la possibilità di effettuare una breve chiamata a un familiare come parte della procedura di ammissione in carcere.
Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura
Negli SPDC visitati non sono state ricevute accuse credibili di maltrattamento fisico dei pazienti da parte del personale, nonostante siano stati segnalati alcuni sporadici episodi di offese verbali e commenti dispregiativi da parte di infermieri e collaboratori sanitari (operatori socio-sanitari o OSS).
I SPDC visitati offrivano condizioni di vita generali soddisfacenti in termini di ambiente abitativo e livello di igiene. Detto ciò, presso l’SPDC San Camillo di Roma la sala comune era in stato di abbandono e il livello complessivo di igiene nel reparto lasciava molto a desiderare. Il CPT raccomanda inoltre alle autorità italiane di riflettere sulla possibilità di concepire camere singole nei SPDC di futura progettazione.
La delegazione del CPT non ha riscontrato segni di eccessivo ricorso a cure psicofarmacologiche negli SPDC visitati. Detto ciò, il CPT ha constatato una carenza di attività riabilitative, ricreative e terapeutiche offerte ai pazienti, il che era in parte dovuto alle restrizioni di lunga data associate al Covid-19 che hanno limitato l’accesso di varie categorie di personale agli SPDC. Secondo il CPT, il trattamento dei pazienti ricoverati negli SPDC dovrebbe essere maggiormente articolato e diversificato.
Nessuno degli SPDC visitati possedeva un cortile esterno e in linea di principio i pazienti avevano accesso all’aria fresca solo in terrazze protette nei rispettivi reparti. Il CPT raccomanda alle autorità italiane di intraprendere una profonda riflessione sulla necessità di dotare gli SPDC di aree di passeggio adeguate.
Il rapporto prende nota degli sforzi compiuti dalle autorità italiane in vista della progessiva riduzione e della possibile abolizione del ricorso alla contenzione meccanica per i pazienti ricoverati negli SPDC. Tuttavia, le conclusioni del CPT nel corso della visita del 2022 indicano che i pazienti affetti da disturbi mentali in grave stato di agitazione venivano frequentemente sottoposti a contenzione meccanica per periodi di tempo che raggiungevano anche i nove giorni senza variazione del loro status giuridico (in termini di avvio di una procedura di trattamento sanitario obbligatorio o TSO). Sebbene la misura di contenzione fisica fosse in linea di principio adeguatamente monitorata e registrata dal personale sanitario degli SPDC, il CPT ha espresso preoccupazione per il quadro giuridico non chiaro che ne regola l’applicazione, nonché l’eccessiva durata e la natura ripetuta. Nell’SPDC di Melegnano, il CPT ha espresso preoccupazione per il ricorso alla contenzione farmacologica di natura anestesiologica per i pazienti in stato di agitazione.
Il CPT ritiene che le autorità italiane debbano chiarire le tutele legali relative all’utilizzo di mezzi di contenzione in un SPDC e che debba essere avviata una procedura di TSO ogni volta che un paziente volontario viene contenuto.
Quanto alle tutele giuridiche concesse ai pazienti psichiatrici, il CPT nota con preoccupazione che il percorso decisionale per l’imposizione di un TSO conserva una forma standardizzata e ripetitiva e che il giudice tutelare non incontra mai il paziente di persona. Inoltre, i pazienti continuano a non essere informati del loro status giuridico e delle vie di ricorso e mancano opuscoli informativi o sono incompleti.
Residenze Socio-assistenziali
Il CPT ritiene che, alla luce dell’elevato livello di segregazione dovuto alle prolungate e indefinite restrizioni legate al Covid-19 e alla mancanza di alternative possibili nella comunità, i residenti delle due RSA visitate potrebbero essere considerati come de facto privati della loro libertà.
Il rapporto fornisce una descrizione accurata del contesto in relazione all’applicazione delle misure di protezione e prevenzione nei confronti dei residenti delle RSA nel contesto della lotta contro la pandemia da Covid-19. In particolare, le restrizioni istituite nelle due RSA visitate da febbraio 2020 (soprattutto in termini di mancato accesso all’aria fresca, ridotte attività riabilitative e ricreative e meno visite familiari) hanno avuto effetti graduali e deleteri sullo stato di salute somatico e mentale dei residenti, in particolare nell’RSA Pio Albergo Trivulzio. Le autorità italiane dovrebbero prendere misure urgenti per ridurre le restrizioni in atto e per assicurare in futuro un’interpretazione meno restrittiva delle normative applicabili alla luce di chiare prove scientifiche e del particolare contesto epidemiologico territoriale.
Le unità abitative in entrambe le RSA erano in linea di principio in buono stato di manutenzione, adeguatamente arredate, spaziose e ben ventilate e il livello di igiene era impeccabile.
Il CPT ha riscontrato alcune carenze presso l’Istituto Palazzolo, relativamente a un design complessivo di tipo ospedaliero, un insufficiente tasso di servizi igienici per residente e spazi comuni spersonalizzati e scarsamente decorati.
I livelli di personale assegnato alle unità abitative pertinenti delle RSA visitate era in linea con i criteri previsti dalla legislazione regionale. Detto ciò, si raccomanda un rafforzamento della componente di infermieri e OSS presso l’Istituto Palazzolo al fine di migliorare l’assistenza ai residenti durante i pasti e per supervisionare la loro igiene personale. Inoltre, il ricorso a personale esterno (in appalto) dovrebbe essere limitato per prevenire il loro frequente turnover. Il CPT ha ricevuto un’ottima impressione del livello di assistenza sanitaria fornita ai residenti di entrambe le RSA. Detto ciò, il livello di interventi fisioterapeutici dovrebbe essere rafforzato.
Quanto al ricorso a mezzi di contenzione per i residenti delle RSA (ad esempio, sponde ai letti, cinture pelviche e tavolini per carrozzina), il rapporto indica che non si è registrato un ricorso eccessivo o sproporzionato e raccomanda che questa pratica specifica sia regolata a livello nazionale in modo uniforme, data la sua potenziale natura invasiva e abusiva.
Il rapporto raccomanda inoltre che i giudici tutelari dei tribunali territoriali competenti effettuino visite periodiche ai residenti delle RSA con amministratore di sostegno. Il Comitato ha inoltre accolto con favore gli sforzi compiuti dalle autorità italiane nell’assistere le persone anziane con autonomia limitata nell’elaborazione di un progetto di vita individuale che includa possibili alternative alla sistemazione in una struttura residenziale".
(Giulia Mentasti)