1. Segnaliamo ai lettori, per l’interesse in chiave comparatistica, la recente pubblicazione di un report relativo al sistema penale statunitense, intitolato “50 State Survey: Probation and Parole Fees”. Il report, pubblicato dalle associazioni “Fines and Fees Justice Center” e “REFORM Alliance”[1], e relativo all’anno 2022, si propone di mappare la diffusione e l’utilizzo negli Stati Uniti di tributi (denominati “Legal Financial Obbligations” - LFO) correlati all’ammissione a misure di probation o di parole, alternative alla pena detentiva[2] (le c.d. “probation and parole fees”[3]). In particolare, vengono raccolti (nelle tre appendici finali al report) ed elaborati i dati relativi all’utilizzo e alla finalità dei tributi imposti nei singoli States. Il report segnala la problematicità di tali tasse che, nel caso in cui il soggetto sia incapace di pagare, possono minare l’accesso alla misura sostitutiva o alternativa alla pena detentiva e, in alcuni casi, comportare l’ingresso in carcere dell’individuo. Nel rinviare alla lettura del report allegato, segnaliamo alcuni tra i dati di maggior interesse relativi a un sistema – ça va sans dire - assai diverso dal nostro. I dati fanno emergere profili di degenerazione dei sistemi di probation e parole, che è interessante conoscere, anche alle nostre latitudini.
2. Relativamente ai dati sui tributi imposti per l’accesso e lo svolgimento di pene sostitutive (c.d. “probation”) alla pena detentiva, il report riporta che le LFO vengono imposte sia per assicurare un controllo da parte del singolo Stato sul corretto svolgimento della misura (c.d. “supervision fees”) sia sulle condizioni ed i requisiti che permettono l’accesso ad essa (c.d. “programming fees”).
a) Il report indica che su un totale di 50 Stati, 47 Stati ammettono l’imposizione di tributi correlati all’attività di sorveglianza sullo svolgimento della probation da parte degli organi statali. La percentuale tassata varia: alcuni Stati addebitano una tassa mensile[4], altri un’unica tassa fissa[5]. In altri casi la percentuale è lasciata alla determinazione delle giurisdizioni locali[6]. Solo 3 Stati non autorizzano le giurisdizioni locali ad imporre tasse sul controllo dello svolgimento delle misure sostitutive[7]. Ad ogni modo, in tutti gli Stati sono imposte tasse su alcune condizioni obbligatorie per la concessione della misura[8].
b) Relativamente alle c.d. “programming fees” (le tasse imposte sulle condizioni per accedere alle misure sostitutive alla pena detentiva), vengono anch’esse imposte praticamente da ogni Stato direttamente sull’imputato[9].
In 32 Stati il mancato pagamento delle supervision o programming fees legate alla probation, a seguito di un giudizio da parte del giudice competente, può comportare la revoca o l’allungamento ulteriore del periodo della misura[10]. Dei rimanenti Stati: la maggioranza non disciplina esplicitamente la revoca della misura o la sua estensione nel caso di mancato pagamento[11] o non è chiara [12] la conseguenza del debito; altri, invece, autorizzano all’utilizzo di strumenti non penali nel caso di mancato pagamento (senza specificare se viene prevista o meno la revoca)[13].
3. Relativamente alle misure alternative alla pena detentiva (c.d. “parole”), viene riportato[14] che, come avviene per le probation fees, gli Stati impongono tributi direttamente all’imputato sia per l’attività di sorveglianza nello svolgimento di esse sia per la pianificazione del programma per accedere alla misura. Vengono inoltre previste sanzioni (revoca della misura, con o senza contestuale ritorno in carcere) nel caso di mancato pagamento.
c) Come per le tasse sulla probation, la maggior parte dei paesi (37) ammette di applicare tasse per il controllo anche alle misure alternative. La tassazione varia: vengono applicati tributi mensilmente[15] o in una percentuale fissa[16]. Due Stati inoltre autorizzano l’imposizione di tasse nel caso di tipi di parole che richiedono un “controllo rafforzato”[17]. Anche se 10 Stati non autorizzano l’imposizione di tasse per il controllo delle misure[18], il report segnala che alcuni tipi di esami o condizioni per poter accedere alle misure sono tuttavia tassati in ogni Stato.
d) Relativamente alle parole programming fees (test tossicologici, consulti per la salute mentale etc), sono anch’esse previste, esplicitamente o implicitamente, da tutti gli Stati[19], come accade per quelle relative alla probation.
e) Il mancato pagamento di tali tasse comporta in 30 Stati la revoca della misura. Per i rimanenti Stati, solo alcuni esplicitamente non la richiedono[20] mentre gli altri, come per la probation, o permettono la riscossione tramite strumenti non penali[21] (non disciplinando però la possibilità di revoca o meno) o non disciplinano esplicitamente il punto[22].
f) Viene segnalato che la revoca della misura può comportare il ritorno in carcere dell’imputato e, in questo caso, non viene effettuata una udienza di “convalida” delle ragioni che possono portare al ritorno nell’istituto carcerario, sebbene la Costituzione richieda che vi sia una udienza sulla revoca o meno della parole[23].
g) Da ultimo, 16 Stati non permettono che la misura alternativa si consideri conclusa nel caso in cui il debito con lo Stato non sia saldato, portando ad un controllo “perpetuo” delle autorità statali sul soggetto[24].
4. Le LFO sulle pene alternative e sostitutive alla detenzione sono state concepite con diverse finalità[25] ma risultano problematiche per diversi motivi: (1) oltre ad essere condannati alla reclusione o a misure sostitutive o alternative alla detenzione, gli imputati si vedono aggiunte “fees” particolarmente esose, tali da considerarsi afflittive; (2) i costi aggiuntivi per tutti i servizi e controlli correlati all’accesso e allo svolgimento di misure sostitutive o alternative alla pena minano l’effetto di deflazione della popolazione carceraria proprio di tali misure e inoltre (3), come accennato precedentemente, nel caso in cui la persona condannata non paghi regolarmente tali sanzioni – anche se impossibilitata per le proprie condizioni economiche -, dovrà risponderne davanti al giudice[26], che potrà decidere anche per il ritorno in carcere.
5. Sebbene la giurisprudenza si sia pronunciata sulla legittimità delle LFO e sulle conseguenze del mancato pagamento dettando criteri per stabilire quando è possibile ritenere un soggetto incapace di ripagare il suo debito per difficoltà economiche (soggetto quindi impossibilitato a pagare per motivi “oggettivi”)[27], i criteri delineati dalla giurisprudenza risultano molto generici non permettendo una applicazione “uniforme” dell’istituto. Concetti che il giudice utilizza per determinare l’addebito quali “volontà di non pagare”, “buona fede” e “difficoltà economiche” sono difficili da qualificare in maniera univoca, comportando una grande discrezionalità e una diversa applicazione dei principi stabiliti dalla Corte Suprema in ciascuno Stato[28].
6. Il report e la dottrina segnalano che le LFO mettono in difficoltà coloro che, come spesso accade, sono entrati in contatto con la giustizia penale anche per situazioni problematiche e di disagio economico, subordinando la pena alla capacità economica del soggetto[29]. Il mancato pagamento incide inoltre anche sui diritti e poteri del soggetto: i c.d. “legal debtors” non possono riacquistare eventuali diritti persi dopo la condanna, quali il diritto di voto, quello di richiedere la grazia o la riabilitazione. Il “debito legale” può comportare anche difficoltà al reinserimento dell’individuo nella società in quanto spesso datori di lavoro, banche o agenti immobiliari effettuano ricerche sui debiti dei soggetti e sulla loro fedina penale.
7. Il quadro prospettato, adombra la possibilità che uno dei fini, se non il fine principale cui mira l’imposizione di LFO sia in realtà quello di sostenere il sistema penale statunitense facendo ricadere i costi direttamente sui singoli individui. Secondo la dottrina che si è occupata del tema, tale sistema mostra non solo una tendenza ad ampliare la popolazione carceraria, prediligendo comunque la pena detentiva rispetto a misure sostitutive/alternative ad essa, ma anche una preoccupante tendenza – autorevolmente denunciata[30] – del sistema penale statunitense di assicurare un “controllo” (c.d. penal control) sulla popolazione[31]. Risulta infatti singolare la riluttanza degli Stati Uniti ad optare per pene pecuniarie tenuto conto dell’attenzione dell’elettorato – e della politica in generale – a contenere (anzi ridurre al minimo) la spesa pubblica[32]. La pena pecuniaria non assume una funzione retributiva e al contempo “deflattiva” del sistema carcerario, ma diventa anch’essa una punizione particolarmente afflittiva poiché “in aggiunta” ad un altro tipo di pena (spesso una pena detentiva).
Il “controllo penale” si armonizza perfettamente con una sanzione che, formalmente individuata come una multa e non come una pena ex se, permette un controllo dei cittadini più duraturo rispetto ad una “normale” sanzione detentiva. Non stupisce, allora, che il report auspichi la proibizione esplicita di tali misure da parte di ciascuno Stato[33], potendosi queste ultime considerare addirittura contrarie agli interessi della giustizia.
[1] Il “Fines and Fees Justice Center” (FFJC) è una organizzazione statunitense che promuove l’eliminazione di multe e tasse che pregiudicano l’effettività del sistema penale statunitense, “REFORM Alliance” è una organizzazione statunitense che mira ad una riforma del sistema penale degli Stati Uniti con un approccio riparativo, promuovendo anche nello specifico un ripensamento sulla disciplina delle pene alternative e sostitutive.
[2] La probation negli Stati Uniti comporta una sentenza emessa dalla corte competente che impone una “sorveglianza” sull’imputato da parte delle autorità pubbliche motivata dal fatto che la detenzione presso un istituto correttivo non sia la pena ritenuta “appropriata” a seguito della condanna del soggetto. La misura di parole è quella in cui, dopo aver espiato parte della pena in carcere, l’individuo viene rilasciato in libertà e soggetto ad un periodo di controllo da parte dell’autorità fino al termine della pena – FFJC e REFORM, 50 State Survey: Probation & Parole Fees (“Report”), p. 2.
[3] Diversamente dal sistema penale italiano, negli Stati Uniti si fa un maggiore ricorso alla pena detentiva. Le spese di giustizia, pene pecuniarie e strumenti per la riparazione delle conseguenze del reato sono utilizzati diversamente rispetto agli stati europei. Le pene pecuniarie vengono utilizzate come unica sanzione per gli illeciti degli enti o per illeciti relativi alla circolazione stradale ma raramente nei confronti di individui (anche nel caso in cui vengano contestati reati di minore allarme sociale). Anche le contravvenzioni vengono punite più frequentemente con l’arresto, misure di probation o misure di sicurezza. Dall’altra parte (e in maniera distintiva rispetto ai sistemi europei) queste “fees”, assimilabili a sanzioni pecuniarie, vengono utilizzate dalle corti come sanzioni “aggiuntive” ad una pena alla reclusione o alle misure alternative/sostitutive al carcere. L’utilizzo maggiore rispetto ai paesi europei si riscontra anche per i costi (sanzioni amministrative e tariffe) che le autorità impongono sulla fase del processo, supervisione e detenzione del singolo individuo. Si tratta di somme aggiuntive, formalmente indicate quali tributi, che non sono equivalenti alle misure che in Europa vengono definite come multe e pene pecuniarie – spesso parametrate alla capacità reddituale dell’individuo e da pagare in un determinato periodo di tempo – viste come unica sanzione per la maggior parte degli illeciti.
Sulla legittimità delle “legal financial obbligations” (“LFOs”) – problematica necessariamente affrontata in quanto un debito non saldato verso lo Stato può comportare diverse conseguenze tra cui la più grave è la reincarcerazione – si è pronunciata la giurisprudenza, in particolare la Corte Suprema Americana che ha “armonizzato” (parzialmente) la misura alla Costituzione: l’incarcerazione di un debitore legale è legittima se egli, pur avendo la disponibilità economica, si sottrae al pagamento del debito: con la decisione Bearden v Georgia (1983) la Corte Suprema degli Stati Uniti stabilì una definizione di “willfulness” correlata al fatto che le corti prima di pronunciarsi a favore di una condanna alla reclusione per il mancato pagamento del debito legale devono verificare la volontà del soggetto a sottrarsi al pagamento e la buona fede del soggetto che, dicendo di non poter pagare, ha dimostrato di avere fatto tutto il possibile per saldare il suo debito. Gli elementi del “willful nonpayment” e “bona fide efforts” sono quelli tenuti in considerazione dal giudice prima di pronunciarsi per l’incarcerazione del soggetto.
[4] Tali tasse variano da una somma minima di 10$ al mese (come, ad esempio, in Montana) a Stati che impongono invece una somma massima (come il Kentucky che autorizza l’imposizione di tasse mensili ma fissa il limite massimo a 2500$ nei casi di reati più gravi in cui quindi l’imposizione massima al mese arriva a 208.33$). Cinque tra questi Stati permettono di aggiungere, oltre alla tassa mensile, altre imposte che possono variare da 25 a 600 $ aggiuntivi (v. ad esempio il codice dell’Indiana che permette una tassa fissa che varia dai 25 ai 100 $ aggiuntiva per i reati e una tassa uguale o superiore ai 50$ per le contravvenzioni). Cfr. Report p.5. note 17,18,19.
[5] Connecticut, Delaware, Hawaii, Kansas, Iowa, Virginia e Wyoming addebitano una tassa a misura fissa per la supervisione della probation senza che siano ammesse altre imposte aggiuntive. L’addebito in questo caso va in media dai 60 ai 600$. Cfr. Report p.5. cfr note 20.
[6] Gli Stati sono Minnesota e South Dakota che quindi lasciano alla determinazione delle singole contee l’ammontare delle tasse e piani di pagamento.
[7] Le leggi dell’Alaska non menzionano LFO sulla supervisione della probation, sembrerebbe quindi che le tasse non vengano applicate. California e Oregon invece hanno modificato i propri codici per rimuovere (ma non vietare) l’imposizione di tali tasse.
[8] Il report cita come esempi misure correlate alla cura delle tossicodipendenze o malattie mentali, servizi di pubblica utilità, controlli mediante dispositivo elettronico.
[9] Si pensi solo ai test tossicologici, a programmi di disintossicazione o consulenze per problemi mentali. – S. Brett, N. Khoshkhoo, M. Nagrecha, Paying on probation: How financial sanctions intersect with probation to target, trap and punish people who cannot pay, Harvard Law School Criminal Justice program, 2020, p.11-12.
[10] Cfr. Nota 33 Report.
[11] Si tratta di 8 Stati: Alaska, Arizona, California, Indiana, Louisiana, Maine, Nevada, New York.
[12] Si tratta di 6 Stati: Arkansas, Iowa, Montana, New Mexico e Vermont che hanno statuti in cui permettono tali sanzioni ma non disciplinano il caso di mancato pagamento.
[13] Si tratta di 4 Stati. Si veda il caso di Massachusetts (che richiede lo svolgimento di un servizio di pubblica utilità svolto gratuitamente per non più di quattro ore al mese), Minnesota (che autorizza all’utilizzo di strumenti propri del diritto civile per la riscossione del pagamento), Missouri e North Dakota.
[14] Report, p. 7-8.
[15] Ad esempio, v. il codice del North Dakota che impone 45$ al mese come “supervision fee” come condizione necessaria per accedere alla misura. Inoltre, come per le tasse sulla probation il Kentucky impone un massimo alla tassazione mensile per i reati di 208,33$.
[16] Lo statuto del Minnesota delega al funzionario statale di determinare una somma (a titolo di tassa) “ragionevole”, ma in realtà sono indicate delle linee guida per la determinazione che vanno dai 100 ai 300 $ tenuto conto della gravità dell’offesa. La Florida invece lascia la somma da imporre totalmente alla determinazione del giudice competente, senza dettare alcuna linea guida.
[17] Si tratta del Delaware (che impone dei costi per la misura del “house arrest program” e del Wyoming (che prevede in generale l’ammissione di tali costi per la parole “rafforzata”).
[18] Come per le probation fees, California e Oregon hanno rimosso i tributi (ma non sono vietati) mentre altri cinque Stati (Alaska, Connecticut, Georgia, Hawaii, Illinois, Indiana e Maine) non regolano il punto. Solamente lo Stato del New Jersey prevede che il controllo sulla parole sia pagato a livello statale.
[19] Report, p. 9.
[20] Si tratta di 9 Stati. Si veda la normativa di Alaska, Indiana, Ohio e New York esplicitamente indica che il mancato pagamento non può comportare una revoca. California, Illinois, Maine, New Jersey e Oregon invece non hanno leggi che autorizzano alla revoca.
[21] Si veda ad esempio Louisiana e Michigan che permettono la conversione del debito in tasse.
[22] Si pensi al Delaware e Hawaii che, sebbene non disciplinino esplicitamente la revoca della misura, non sono chiari sulle conseguenze del mancato pagamento.
[23] Cfr. Report p. 9 nota 67 in cui viene citata la decisione Morrissey v. Brewer, 408 U.S. 471 (1972) che ha statuito la necessità di una udienza (“hearing”) per decidere sulla revoca della misura alternativa o meno.
[24] Cfr Report p. 9 nota 68: E. L. Ruhland et al, The continuing leverage of releasing authorities: findings from a national survey, Robina institute of criminal law and criminal justice, 2016, p. 38.
[25] Finalità quali (1) rimborsare le vittime per i salari persi, i costi di ospedalizzazione e i danni arrecati alle loro proprietà (la c.d. restitution); (2) richiedere alle persone coinvolte nel sistema penale di contribuire a rimborsare lo Stato per i costi derivanti dal loro comportamento criminale, compresi i costi correlati all’arresto, all’azione penale e alla punizione (le fines e fees); (3) come mezzo che va oltre la sentenza originale, per ritenere i colpevoli responsabili del loro comportamento e cercare una punizione sociale (punizione aggiuntiva)”. Alexes Harris è una professoressa di sociologia presso l’University of Washington. – A. Harris, A pound of flesh: Monetary sanctions as punishment for the poor, Russell Sage Foundation (New York), 2016, p. 1.
[26] Se il giudice riterrà che la persona non fornisce una motivazione al mancato pagamento e si sottrae “volontariamente” ed esso (secondo il criterio del “willfully not making payments”), il funzionario potrà anche condannare il soggetto alla reclusione per il mancato pagamento o una revoca della misura concessa. V. note 27-28.
[27] Nella decisione Williams v. Illinois (1970) la Corte Suprema ha stabilito che un soggetto non potesse essere incarcerato oltre alla cornice edittale massima indicata per un determinato reato solo in conseguenza di un mancato pagamento del proprio debito “monetario”. Nella decisione della Corte Suprema Tate v. Short (1971) viene proibito dalla Corte di imporre una sanzione pecuniaria per poi convertirla automaticamente in un periodo di reclusione se il soggetto risulta indigente. In tale decisione i giudici si sono espressi anche come favorevoli all’incarcerazione di un debitore “legale” nel caso in cui il giudice competente stabilisca che il soggetto si sottragga “volontariamente” al pagamento (c.d. willful nonpayer). Da quel momento, determinare la capacità economica degli imputati (e quindi la loro possibilità di adempiere al debito legale) divenne il focus dell’analisi delle corti: Bearden v Georgia (1983) ha infine stabilito una definizione di “willfulness” correlata al fatto che le corti prima di pronunciarsi a favore di una condanna alla reclusione per il mancato pagamento del debito legale devono verificare la volontà del soggetto a sottrarsi al pagamento e la buona fede del soggetto che, dicendo di non poter pagare, ha dimostrato di avere fatto tutto il possibile per saldare il suo debito. La Corte Suprema, interrogata sulla legittimità delle LFOs ha statuito che un soggetto, seppur indigente, può essere considerato un “debitore legale” (con le conseguenze che ciò comporta ossia nel caso più grave la reincarcerazione) nel caso in cui sia provato che l’imputato si sottragga volontariamente al pagamento dell’imposta (c.d. “willful nonpayment”) e che abbia dimostrato che egli non ha fatto tutto il possibile per saldare il proprio debito (c.d. “bona fide efforts”) – A. Harris, A pound of flesh …, cit., p. 19-20-21.
[28] La libertà di cui godono i singoli stati nella determinazione e definizione delle LFO è molto ampia. A livello statale viene solamente deciso se il giudice può imporre o meno tali tasse e in che misura: ogni Stato ha i propri statuti che specificano il tipo di multe, tasse, costi, interessi e sovrattasse e il costo delle riparazioni alle quali l’imputato sarà oggetto oltre alla pena principale. La singola contea/giurisdizione può specificare le norme dettate a livello statale dettando una disciplina specifica. È poi il giudice a decidere in che misura sanzionare il soggetto con tali meccanismi. Egli ha quindi ampia discrezionalità anche nell’interpretare l’incapacità di pagare dell’imputato: il concetto di “willfulness to pay” risulta infatti un concetto intrinsecamente indefinito. La prof.ssa Harris riporta ad esempio il caso di un imputato che, pur ricevendo come “entrata” economica solamente 152$ in buoni pasto da parte dello Stato, è stato ritenuto dalla corte capace di pagare il suo debito e che non avesse provato la sua impossibilità di lavorare. Le persone con debiti legali possono quindi essere considerate “willful nonpayers” anche se sono disoccupate e/o ricevono sussidi statali quali l’invalidità o la disoccupazione. La prof.ssa Harris riporta ad esempio che spesso i giudici hanno incoraggiato i debitori anche a cercare lavoro in nero, a chiedere prestiti a parenti o amici o persino a elemosinare per poter pagare le proprie LFOs. – A. Harris, A pound of flesh: Monetary sanctions as punishment for the poor, Russell Sage Foundation (New York), 2016, p. 119-122.
[29] Siffatti soggetti, nel caso di inadempimento del debito, rimangono sotto il controllo del sistema penale attraverso l’allungamento della pena principale o l’imposizione di interessi o sovrattasse sui debiti con lo Stati. Accade spesso infatti che i condannati, anche molto tempo dopo aver ultimato il periodo di reclusione o il periodo di probation o parole, debbano comunque rimanere sotto il controllo della corte sottoponendosi a controlli relativi alla loro impossibilità di ripagare il debito.
[30] Cfr. D. W. Garland, Penal controls and social controls: Toward a theory of American penal exceptionalism, in Punishment & Society, 22.3, 2020, p. 321-352. David Garland è un professore di sociologia presso la New York University e di criminologia presso la Edinburgh Law School.
[31] “Il controllo penale è il principio fondamentale e l'imperativo di base che attraversa l'intero periodo storico e il vasto panorama penale americano. Non è l'unico obiettivo né l'unico significato - le pene sono intrinsecamente polisemiche e raramente sono riducibili a un'unica funzione. Ma è quella essenziale, indispensabile. Quando le misure penali presentano finalità secondarie o terziarie, queste possono diluire le funzioni di controllo della misura. [...] Lo stesso si potrebbe dire delle tasse e degli oneri della giustizia penale o dell'esclusione dei criminali dalle forme di assistenza sociale: queste misure hanno motivazioni - vendetta, crudeltà, risparmio sui costi, soddisfazione delle vittime, deterrenza e così via - che vanno oltre l'imposizione del controllo penale. Ma operano in modi che non diminuiscono né ostacolano il potenziale di controllo operativo delle misure penali in questione”. – D. Garland, Penal controls and social controls …, cit., p. 327-328.
[32] Come sottolinea Garland “data la preoccupazione dell’elettorato americano di ridurre al minimo la spesa pubblica e l’importanza del legame con il denaro contante nella società americana, ci si aspetterebbe che il dispiegamento di sanzioni monetarie da parte dell’America si collochi all’estremità superiore di qualsiasi classificazione internazionale. Il fatto che sia il contrario appare significativo. Se gli Stati Uniti ricorrono meno frequentemente a sanzioni pecuniarie autonome come risposta a reati non contravvenzionali, è probabile che ciò sia dovuto al fatto che, nel contesto statunitense, le sanzioni pecuniarie sono considerate non sufficientemente controllanti e restrittive. La caratteristica principale del panorama penale americano oggi non è la durezza, né la vendetta, né la riduzione dei costi: si pensa che queste siano presenti in abbondanza. La sua caratteristica principale è l’imposizione del controllo penale – un imperativo fondamentale incarnato nella legislazione sulle sentenze di condanna, nella cultura dell’esecuzione della pena e nelle disposizioni legali che richiedono ai giudici di imporre controlli penali duraturi sui criminali” – D. Garland, Penal controls and social controls …, cit., p. 328.
[33] Report, p. 3.