ISSN 2704-8098
logo università degli studi di Milano logo università Bocconi
Con la collaborazione scientifica di

  Documenti  
06 Luglio 2021


Prescrizione ed emergenza Covid: incostituzionale per indeterminatezza l'ipotesi di sospensione legata al rinvio facoltativo dell'udienza disposto con provvedimento del capo dell'ufficio giudiziario

Corte cost., sent. 6 luglio 2021, 140, n. Pres. Coraggio, Red. Amoroso



Per leggere la sentenza, clicca qui.

Segnaliamo ai lettori il deposito, in data odierna, della sentenza n. 140 del 2021, con cui la Corte costituzionale è tornata a pronunciarsi sulla disciplina in materia di prescrizione prevista dal decreto cura Italia (d.l. 18/2020), in relazione questa volta all’effetto sospensivo del termine di prescrizione del reato derivante dall’adozione, da parte del capo dell’ufficio giudiziario, di un provvedimento di rinvio dell’udienza per ragioni organizzative legate alla necessità di fronteggiare le conseguenze dell’emergenza Covid. La Corte ha dichiarato illegittima la disciplina censurata rilevando un contrasto con il principio di legalità, sotto il profilo della sufficiente determinatezza della fattispecie sospensiva.

 

Riportiamo di seguito il comunicato stampa ufficiale che accompagna il deposito della sentenza.

Contrasta con il principio di legalità la sospensione della prescrizione prevista qualora il capo dell’ufficio giudiziario adotti un provvedimento di rinvio dell’udienza penale, nell’ambito di misure organizzative volte a contrastare l’emergenza epidemiologica da COVID-19 e a contenerne gli effetti negativi sullo svolgimento dell’attività giudiziaria.

È quanto ha affermato la Corte costituzionale con la sentenza n. 140, depositata oggi (redattore Giovanni Amoroso) dichiarando illegittimo l’articolo 83, comma 9, del decreto legge n. 18 del 2020, nella parte in cui prevede la sospensione del corso della prescrizione «per il tempo in cui i procedimenti penali sono rinviati ai sensi del precedente comma 7, lettera g), e in ogni caso, non oltre il 30 giugno 2020».

In particolare, la Corte ha ravvisato la violazione del principio di legalità (sancito dall’articolo 25, secondo comma, della Costituzione) perché il rinvio delle udienze, cui si ricollega la sospensione della prescrizione, costituisce il contenuto soltanto eventuale di una misura organizzativa che il capo dell’ufficio giudiziario può adottare, quale facoltà solo genericamente delimitata dalla legge quanto ai suoi presupposti e alle finalità da perseguire.

La sentenza spiega che la previsione normativa della sospensione del decorso della prescrizione ha valenza sostanziale in quanto determina un allungamento complessivo del termine di estinzione del reato e, dunque, ricade nell’area di applicazione del principio di legalità che richiede – proprio perché incide sulla punibilità – che la fattispecie estintiva sia determinata nei suoi elementi costitutivi in modo da assicurare un sufficiente grado di conoscenza o di conoscibilità.

La norma censurata, nel prevedere una fattispecie di sospensione del termine di prescrizione, rinvia a una regola processuale non riconducibile alle ipotesi indicate nell’articolo 159 del Codice penale, in quanto il suo contenuto è definito integralmente dalle misure organizzative del capo dell’ufficio giudiziario, «così esibendo un radicale deficit di determinatezza, per legge, della fattispecie, con conseguente lesione del principio di legalità limitatamente alla ricaduta di tale regola sul decorso della prescrizione».

(F.L.)