Abstract. Il contributo analizza i criteri di valutazione della proporzionalità delle ingerenze nella vita privata degli individui messi a punto dalla giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea in materia di data retention. Dal grado di intrusività di ciascuna misura discendono importanti conseguenze sul piano degli obiettivi che possono legittimarla e delle garanzie procedurali che devono corredare la conservazione e l’acquisizione dei dati sul traffico, come ulteriormente precisato da due recenti decisioni dei giudici europei. Dopo aver esaminato il “nuovo” assetto dei principi sovranazionali, si volge lo sguardo ai diversi profili di inadeguatezza che connotano l’ordinamento processuale interno, tentando di individuare alcune soluzioni percorribili in sede interpretativa o in un’ottica de iure condendo.
SOMMARIO: 1. Premessa. – 2. La traiettoria garantista della Corte di giustizia: l’evoluzione del canone della proporzionalità dell’ingerenza nei diritti fondamentali. – 3. La sentenza La Quadrature du Net II della seduta plenaria. Ingerenze “non gravi” e graduazione delle garanzie. – 4. La decisione della Corte sul rinvio proposto dal g.i.p. di Bolzano: la nozione di “reato grave” e il vaglio in concreto demandato al giudice. – 5. I nuovi punti di equilibrio nel bilanciamento tra tutela dei diritti fondamentali e istanze di sicurezza. – 6. Profili vecchi e nuovi di inadeguatezza della disciplina processuale nazionale. Tra scrutinio di proporzionalità e gravità dell’ingerenza. – 6.1. Aperture in tema di “inutilizzabilità eurounitaria” e urgenza di una riforma organica della data retention.
* In vista della pubblicazione su Diritto penale contemporaneo – Rivista trimestrale, il contributo, qui pubblicato in anteprima, è stato sottoposto in forma anonima, con esito favorevole, alla valutazione di due revisori esperti.