Cass., Sez. un., sent. 24 settembre 2020 (dep. 19 febbraio 2021), n. 6551, Pres. Cassano, est. Rocchi, in proc. Commisso
Diamo notizia ai lettori del recente deposito della sentenza – qui pubblicata in allegato – con cui le Sezioni unite, risolvendo alcune questioni controverse nella giurisprudenza di legittimità, attinenti alle modalità di computo dello spazio minimo per detenuto ai fini del rispetto dell’art. 3 CEDU, hanno affermato i seguenti principi di diritto:
«nella valutazione dello spazio minimo di tre metri quadrati da assicurare ad ogni detenuto affinché lo Stato non incorra nella violazione del divieto di trattamenti inumani o degradanti, stabilito dall'art. 3 della CEDU, si deve avere riguardo alla superficie che assicura il normale movimento e, pertanto, vanno detratti gli arredi tendenzialmente fissi al suolo, tra cui rientrano i letti a castello»;
«i fattori compensativi costituiti dalla breve durata della detenzione, dalle dignitose condizioni carcerarie, dalla sufficiente libertà di movimento al di fuori della cella mediante lo svolgimento di adeguate attività, se ricorrono congiuntamente, possono permettere di superare la presunzione di violazione dell’art. 3 CEDU derivante dalla disponibilità nella cella collettiva di uno spazio minimo individuale inferiore a tre metri quadrati; nel caso di disponibilità di uno spazio individuale fra i tre e i quattro metri quadrati, i predetti fattori compensativi, unitamente ad altri di carattere negativo, concorrono nella valutazione unitaria delle condizioni di detenzione richiesta in relazione all’istanza presentata ai sensi dell’art. 35-ter ord. pen.».
Pubblicheremo già nei prossimi giorni un primo contributo di approfondimento.
(F.L.)