Trib Napoli, sez. VII, 14 marzo 2025
Abstract. I casi di ‘privatizzazione’ della prestazione medico-sanitaria finiscono sovente con l’essere adombrati dal sospetto che il professionista abbia voluto abusare della condizione di debolezza del proprio paziente per ottenere indebite remunerazioni. Occorre tuttavia essere rigorosi nell’opera di riconduzione di tali episodi di monetizzazione delle attività terapeutiche e chirurgiche entro un possibile quadro di rilevanza penale, poiché è elevato il rischio di lasciarsi trasportare da pregiudizi emotivi ed altri fenomeni di precomprensione dei fatti. In costanza, per di più, di un quadro di riferimento normativo – quello che racchiude le fattispecie di reato potenzialmente coinvolte (la concussione, l’induzione indebita, la corruzione, ecc.) – sempre ‘appeso’ al limite dell’indeterminatezza. La sentenza in commento appare particolarmente meritoria e degna di segnalazione proprio per la sua capacità di offrire un valido schema operativo da adottare per far sì che i giudizi di tipicità – mai facili in queste vicende ‘di relazione’ – si muovano entro un perimetro di sufficiente razionalità punitiva.
SOMMARIO: 1. Una buona sentenza in un noto caso di tipicità ‘contesa’: l’abuso del medico ospedaliero e la privatizzazione della prestazione professionale. – 2. I fatti, in breve. – 3. La fattispecie contestata. La corretta individuazione degli elementi tipici della concussione. – 4. La ricognizione dei precedenti in materia. Il vademecum per accertare la concussione ospedaliera. – 5. La logica conclusione della vicenda: l’esclusione della concussione... – 6. ... e dell’induzione indebita a dare o promettere utilità. Qualche considerazione conclusiva.
*Il contributo è stato sottoposto in forma anonima, con esito favorevole, alla valutazione di un revisore esperto.



 Fabrizio Rippa
						Fabrizio Rippa