Abstract. In termini generali, il dibattito sui rapporti tra scienza penale e prova scientifica è prevalentemente incentrato sulle potenzialità di impiego probatorio del sapere scientifico (e dunque su questioni collegate per lo più alla prova e al suo regime di ammissione, assunzione e valutazione) e il campo di indagine più ricorrente investe l'accertamento del rapporto di causalità. Il presente lavoro prova invece a indagare, in una dimensione complementare, il ruolo che la scienza è in grado di rivestire anche sul piano della tipicità colposa, nella costruzione del precetto cautelare e in particolare nella determinazione delle regole di comportamento la cui inosservanza fonda la rimproverabilità soggettiva, mettendone in luce apporto e limiti rispetto all'obiettivo di aumentare le garanzie di prevedibilità della decisione giudiziale.
SOMMARIO: 1. Inquadramento del tema e prospettiva di indagine. – 2. La responsabilità medica nella riforma del 2017. – 3. L'art. 590-sexies c.p. – 4. La scienza accreditata e il ruolo delle linee guida. – 5. I vantaggi della scelta. – 6. Riserve e limiti della formalizzazione "scientifica" delle cautele. – 7. Due esempi di disfunzionalità del modello. – 7.1. (segue): il campo psichiatrico. – 7.2. (segue) L'esperienza del Covid-19 e un diverso paradigma colposo. – 8. Il giudizio di adeguatezza e la gestione processuale.
*Il lavoro è destinato alla pubblicazione nel Trattato breve sulla prova scientifica, a cura di C. Conti e A. Marandola, di prossima pubblicazione ed. Giuffré-Francis Lefebvre; l'Autore ringrazia le Curatrici per l’autorizzazione alla pubblicazione anche in questa Rivista.