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  Notizie  
28 Luglio 2023


Due sentenze della Corte costituzionale affermano il necessario rispetto del diritto alla salute e alla non discriminazione tra cittadini europei e di Paesi terzi nell’esecuzione del mandato d’arresto europeo

Corte cost., 17 luglio 2023 (dep. 28 luglio 2023), n. 177 e Corte cost. 6 luglio 2023 (dep. 28 luglio 2023), n. 178, Pres. Sciarra, rel. Viganò



Diamo immediata notizia ai lettori dell’avvenuto deposito in data odierna di due sentenze delle Corte costituzionale – la n. 177/2023 e la n. 178/2023 (redattore Francesco Viganò) – in tema di mandato d’arresto europeo (MAE) e rispetto dei diritti fondamentali della persona interessata.

Entrambe le pronunce giungono all’esito di un dialogo con la Corte di giustizia dell’Unione europea, nel corso del quale la Corte costituzionale aveva rimesso alla interpretazione del giudice di Lussemburgo due diversi profili della disciplina del MAE attinenti alla possibilità di rifiutare la consegna, rispettivamente, di una persona affetta da patologie croniche incompatibili con la custodia in carcere (primo caso, deciso con sentenza n. 177) e di un cittadino di uno Stato non appartenente all’Unione europea, ma stabilmente radicato nel territorio italiano (secondo caso, deciso con sentenza n. 178).

Alla luce delle pronunce della Corte di giustizia, nel primo caso la Corte ha dichiarato non fondate le questioni sollevate, ritenendo che il meccanismo interpretativo configurato dai giudici di Lussemburgo sia ora idoneo a fornire adeguata tutela al diritto fondamentale alla salute; nel secondo caso, invece, la Corte ha dichiarato illegittimo l’art. 18 bis della legge n. 69 del 2005, che disciplina nell’ordinamento italiano il mandato d’arresto europeo, «nella parte in cui non prevede che la Corte d’appello possa rifiutare la consegna di una persona ricercata cittadina di uno Stato terzo, che legittimamente ed effettivamente abbia residenza o dimora nel territorio italiano».

 

***

Per una più approfondita presentazione delle questioni, riportiamo di seguito il testo del comunicato diramato dalla Corte:

 

«L’esecuzione del mandato d’arresto europeo non può andare a discapito dei diritti fondamentali della persona interessata.

Lo ha ribadito la Corte costituzionale con le sentenze n. 177 e 178, depositate oggi (redattore Francesco Viganò), con le quali sono stati decisi due giudizi nei quali la Corte aveva promosso altrettanti rinvii pregiudiziali alla Corte di giustizia dell’Unione (si veda in proposito il comunicato dello scorso 18 novembre 2021).

I giudizi riguardavano profili differenti della disciplina del mandato d’arresto europeo.

 Il primo caso riguardava un cittadino italiano con gravi disturbi psichici, la cui consegna era stata richiesta da un tribunale croato, che intendeva sottoporlo a processo per detenzione e spaccio di stupefacenti. La Corte d’appello di Milano aveva chiesto che fosse dichiarata incostituzionale – per contrasto con il diritto fondamentale alla salute – la mancata previsione della possibilità di rifiutare la consegna di una persona affetta da patologie croniche di durata indeterminabile, incompatibili con la custodia cautelare in carcere.

Con l’ordinanza n. 216 del 2021, la Corte costituzionale aveva a sua volta investito della questione la Corte di giustizia dell’Unione, ritenendo che – in una materia oggetto di completa armonizzazione da parte del diritto europeo – spettasse ai giudici di Lussemburgo stabilire in quali casi l’autorità giudiziaria di uno Stato membro possa rifiutare l’esecuzione di un mandato di arresto europeo, in nome della necessità di tutelare la salute della persona.

La Corte di giustizia ha fornito la propria risposta con la sentenza E. D.L. del 18 aprile 2023 (si veda qui il relativo comunicato). Come ipotizzato dalla Corte costituzionale, i giudici europei hanno stabilito che, in ipotesi eccezionali di grave rischio per la salute della persona, i giudici che ricevono la richiesta devono sollecitare le autorità giudiziarie dello Stato richiedente a trasmettere informazioni sulle condizioni nelle quali la persona verrà detenuta o ospitata, in modo da assicurare adeguata tutela alla sua salute, eventualmente anche collocandola in una struttura non carceraria. Soltanto nell’ipotesi in cui le interlocuzioni non consentano di individuare una simile soluzione, l’esecuzione del mandato d’arresto potrà essere rifiutata.

Alla luce di queste indicazioni, la Corte costituzionale ha giudicato non fondata la questione sollevata dalla Corte d’appello, ritenendo che il meccanismo ora configurato dai giudici di Lussemburgo sia idoneo a fornire adeguata tutela al diritto fondamentale alla salute.

 

Nel secondo caso, l’autorità giudiziaria rumena aveva richiesto all’Italia la consegna di un cittadino moldavo, per sottoporlo alla pena detentiva cui era stato condannato, in Romania, per reati di evasione fiscale. La persona in questione, tuttavia, era da tempo radicata in Italia, dove aveva significativi legami lavorativi, sociali e familiari.

La Corte d’appello di Bologna aveva pertanto chiesto che fosse dichiarata incostituzionale la mancata previsione della possibilità di rifiutare la consegna di un cittadino di uno Stato non appartenente all’Unione europea, ma stabilmente radicato nel territorio italiano, per consentirgli di scontare la sua pena in Italia. I giudici bolognesi osservavano in effetti che questa possibilità è già oggi prevista per i cittadini italiani e per quelli di altri paesi dell’Unione, ma non per i cittadini extracomunitari.

Con l’ordinanza n. 217 del 2021, la Corte costituzionale aveva, anche qui, sottoposto il quesito alla Corte di giustizia.

Quest’ultima ha risposto con la sentenza O.G. del 6 giugno 2023 (si veda qui il relativo comunicato), con la quale ha stabilito l’incompatibilità con il principio di uguaglianza davanti alla legge, sancito dall’art. 20 della Carta europea dei diritti fondamentali, di una normativa che discrimini il cittadino extracomunitario dal cittadino di un paese dell’Unione, escludendo in modo assoluto e automatico che possa essere rifiutata l’esecuzione di un mandato d’arresto europeo in situazioni come quella all’esame.

Sulla base di questa sentenza della Corte di giustizia, la Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo l’art. 18 bis della legge n. 69 del 2005, che disciplina nell’ordinamento italiano il mandato d’arresto europeo, “nella parte in cui non prevede che la corte d’appello possa rifiutare la consegna di una persona ricercata cittadina di uno Stato terzo, che legittimamente ed effettivamente abbia residenza o dimora nel territorio italiano”, alle condizioni precisate dalla Corte di giustizia, affinché possa scontare la propria pena in Italia, per favorirne il reinserimento sociale.

Con riferimento alla nuova normativa in vigore dal 2021, la Corte costituzionale ha limitato questa possibilità ai cittadini extracomunitari che risiedano da almeno cinque anni nel territorio italiano, dal momento che questa stessa condizione è oggi legittimamente prevista dal legislatore italiano per i cittadini di altro Stato dell’Unione.

 

Roma, 28 luglio 2023»

 

(Giulia Mentasti)